mercoledì 21 dicembre 2011

La cipolla stasera non l'ho usata.

E' tutto pronto.
Quasi.
Ho fatto la spesa.
Brie, noci, spek.
Forza di volontà, sincerità, amicizia.
Prosciutto crudo, pomodorini secchi, parmigiano (grana padano).
Fiducia. Autostima. Fede (quella vera).
Salamini, salsiccine di cinghiale, crackers integrali.
Serenità. Voglia. Allegria.

Ho messo tutto in ordine.
Nelle buste della spesa i prodotti si erano un po' mescolate.
Il brie si è spiaccicato su tutta la speranza e anche un po' sulla serenità.
Mentre la sincerità si era spanta su i crackers.

Ma ho pulito tutto ed ho giocato ad essere la Benedetta Parodi.
Delicata e precisa.
Quasi un intervento a frigo aperto.

Ogni goccia di crema d'aceto balsamico di modena IGP pare un distillato denso delle mie malinconie, quelle dolci, quelle nostalgiche alle quali, un po', ti c'abbandoni.
E macinando il sale rosa mi sembra di avvertire la mia stessa stizza di quando dico "no no" e invece è sì.
Le salsiccine di cinghiale sono buonissime e buffe, e boh... a volte mi sento un filetto in crosta, altre decisamente una salsiccina. di cinghiale.

Non ho mai cambiato ricetta.
Anche se a volte ho cambiato piatto o presentazione.
Il soffritto, l'ingrediente, il passato, un po' d'acqua di cottura, i dadini di mozzarella e un po' di parmigiano.

Ho apparecchiato a buffet.

Manca qualcosa?
Forse qualcuno.
Forse.

Ovviamente il dessert è alla frutta.

E non ho usato cipolla.
Non ce n'era bisogno

"A tavola..."

giovedì 15 dicembre 2011

Voglio fare la scrittrice

Lui è sdraiato comodo sul letto, lei si allunga verso il comodino e sfila da un libro, un gruppetto di fogli spillati.
Lo bacia dolce
E glieli porge.

"Leggi questo, che ne pensi?"
"Che genere è?"
Lei lo bacia sul naso.
"Se lo leggi lo capisci..."

Qualche minuto dopo

"Ah ma è fantascienza...bello."
"Sennò mica te lo davo da leggere! Mi piacciono i complimenti non le infamate!"
"Certo che sei proprio brava eh... sembra scritto da uno scrittore vero!"
"Ecco se ti avessi dato una delle mie storie d'amore mica me l'avresti detto..."
Lui le sorride, lei lo bacia.
"Aspetta devo finire di leggere, sono arrivato a quando lui le amputa il braccio..."
Lei si ritrae sorridente.
"Lo sai cosa vorrei scrivere?"
"Ehm... no"
"Un racconto fantascientifico..."
"Tipo questo che sto leggendo ora?"
"No..."
"Più truce?"
"Non proprio..."
"Con più robot?"
"Non direi..."
"Con più alieni allora?"
"No, no... più..."
"Più?"
"Com'è che si dice..."
La camicetta sbottonata di lei, scivola via...
Lui la fissa per un paio di secondi.
"Porno!"
"Eh sì eh... ma non so come renderlo realistico..."
"Penso di poterti essere d'aiuto sai..."

Lui le accarezza il viso, il collo, le spalle...
La bacia.
Il gruppo di fogli spillati cade sul pavimento.
Un po' stropicciato.





martedì 13 dicembre 2011

Step by Step

Sono innocente.
Non sono una santa.

I miei mi hanno sempre voluto un gran bene.
Non mi hanno fatto mancare mai niente.
Ma mi hanno sempre cercato di insegnare il valore delle cose.
sia materiali che non.
Il valore di una Barbie-ricompensa.
Il valore di una Casa di Barbie-ricompensa.
Il valore di un MacBookPro-ricompensa.
Il valore dell'onestà.
Il valore dell'affetto.
Il valore della verità.
Non sono né falsa né bugiarda.
Non mi funziona bene la connessione causa-effetto.
Mi sembra sempre di aver pensato a tutto e poi rimango come un'ebete quando mi fanno notare cosa mi sia sfuggito.
La connessione causa-effetto. Appunto.
Ma sto cercando di migliorare.
E' la prima cosa su cui mi sono imposta di riflettere quando devo fare qualcosa.
Meglio tardi che mai.
E' per questo che a volte i miei tempi sono sembrati eccessivi per lunghezza.
E' per questo che a volte sono stata giudicata male.
Ma prima di fare quest'outing sui miei difetti, prima di accettarli per risolverli, non sapevo che nasconderli.

Ed ora non voglio nascondere niente.
Ho provato il gusto della sincerità che mi fa sentire così in pari con me stessa, che non voglio più rinunciarci.
Questo non vuol dire che mi sia rincoglionita.
Non più del solito.
Ci sono persone che attualmente, se avessi un minimo di massa muscolare sviluppata, vorrei vedere agonizzanti a CAUSA dei miei cazzotti.
Perché certa cattiveria non la giustifico.
Certa cattiveria... No. E' decisamente MALE GRATUITO.
Ma sto cercando di non avvelenarmi il sangue.
Sto serenamente attendendo che i nodi vengano al pettine.
Perché dopo tutto ciò che ho perso, non attendo nemmeno vendetta, voglio solo levarmi di dosso il "dubbio" che è stato instillato da queste...come dire...merde.

So che molte volte avrei dovuto vedere aldilà di ciò che mi si è mostrato.
Ma non ne sono stata capace.
Ho sofferto molto.
Molto.
Per cose che solo dopo, ho visto essere senza valore.
Soltanto dopo.
E non so cosa conti veramente.
Però so che i Baci senza valore con cui ho ferito chi mi stava intorno mi sono tornati indietro con altri baci senza valore che mi hanno ferita.
E non sembra vero perché a tutti era chiaro che fossero baci senza valore.
Ma a me sfugge la connessione causa-effetto già di normale, quando sono in modalità tragedia poi...
Quindi, in conclusione, mi fido solo di ciò che vale.
Non importa se non abbia apparentemente senso, se la gente possa non condividere o cose simili.
Conta l'emozione che provo.
Malgrado tutto.
Conta la verità di questo amore inossidabile.
Malgrado tutto.
Conta più quella scintilla che langue ancora che tutto questo putiferio di rapporti falsi o privi di valore.
Malgrado tutto.
Malgrado noi.

Non sono una santa.
Sono innocente.




lunedì 12 dicembre 2011

A Fuoco Lento

Fuori è buio.
Il bollitore per il tè è sul fuoco.
Accendo le luci in camera, quelle piccoline avvolte intorno alla trave, che fanno tanta atmosfera.
Mi sdraio sul letto e aspetto.

Arrivi tu.
Sai di freddo.
Di freddo e di buono.
Mi baci.
Mi baci ancora.
Mi baci in quel modo semplice.
Poi di più, più lungo.
Da film.
Mi accarezzi il viso.
Poi mi stringi i fianchi.
Ti passo la mano sulla barba appena incolta.
Poi sul collo.
Il tuo giubbotto cade.
Mi sbottoni il golfino. Grigio.
Riconosci il mio profumo. Alla vaniglia.
Mi baci ancora.
Sul collo.
Sul petto.
"Spogliati"
"Spogliami"
Come sei bello- penso.
Mi sei mancata- dici.
E' incredibile.
Come sempre.
E' incredibile.
Come non era ancora stato.

Il fischio del bollitore.
Mi sveglio.

Oggi sono Fenice...






















"Sebbene paia ridotta in un cumulo di ceneri spente, rinascerà regale, libera e maestosa come non mai prima d'adesso. Cova sotto la cenere, il più compresso e ardente fuoco. Nulla è mai perduto se come l'Araba Fenice custodiremo in cuore il sacro fuoco di rinascita e speranza. Nulla è mai perduto."

Ci sono cose che sento spesso ma non capisco che in un momento.
Cose che so ma che comprendo tutte insieme con un click.
Col disegno è facile da spiegare.
Le regole di base sono le stesse e tutti le sanno poi c'è un momento in cui, quello che hai sentito, quello che hai imparato, si unisce a te, diventa parte di te fino in fondo.
E la regola ti si rivela e diventa tua.
E a me succede anche nella vita.
Ci sono cose che credo di capire, poi mi sveglio un giorno e vedo. Vedo davvero.
Vedo che fino a quel momento non avevo capito un cazzo. O quasi.
E Comprendo.
Ed è una bella sensazione.
Non voglio spiattellare più di tanto le mie noiosità personali, ma chi mi conosce sa che non sono stati mesi leggeri questi.
Ero infelice da tanto tempo e questo mi aveva corrotto l'esistenza, facendomi male, riempiendo di responsabilità persone che non avevano colpa della mia cecità.
Guardandomi indietro non è che veda un mostro egoista...
Vedo un sacco di errori fatti perché non ho saputo, fino ad ora, riconoscere la matrice dei miei problemi.
Ed oggi mi sento come dopo un incubo orrendo, il cuore mi batte ancora per le cose che contano, vedo le persone per quello che sono e non per quello che vorrei, ho ritrovato le cose che mi piacciono, le amiche, le passioni, ho ripreso a suonare, a disegnare, a scrivere, a studiare, ad ascoltare le canzoni che mi fanno sentire me stessa.
Questi mesi, questi sbagli, non voglio cancellarli, hanno comunque ritirato fuori ME.
ME come non ero da un sacco di tempo.
Quindi non voglio dimenticarli. Voglio giudicarli per quello che sono.
Una fase di passaggio durante la quale, questa ubriacatura di sofferenza e malessere è venuta fuori tutta.
Ed è stato devastante.
Ed ho pensato di non farcela, ho pensato che sarei rimasta tutta la vita una depressa cronica insoddisfatta.
Invece no.
Ho tirato fuori ogni problema, ogni cosa che non tornava ed è stato come infilare le mani tra i cespugli di rovi per arrivare a sbarbarne le radici.
Mi sono graffiata.
Ma mi sono svegliata una mattina ed i rovi e le radici erano nella pattumiera, io avevo, ho, qualche cerotto ma il mio terreno è pulito.
Scevro da erbacce.
Parentesi agreste a parte, questa potatura mi ha lasciato un modo migliore di affrontare la vita, un punto di vista sereno ed equilibrato che avevo perduto.
E' tutto da dimostrare, certo.
Ma non ho paura di farlo perché sono la persona che avrei voluto essere e che non sapevo come diventare.
Non pretendo affatto di essere creduta sulla parola, non voglio niente gratis.
Questo mio percorso è stato sofferto da me come da chi avevo intorno ed ho ferito chi non lo meritava.
Quindi sono qui.
Con le mie certezze aperte nel cuore e la voglia di esserci.

"Ed essendo sincero
Rimango presente
Ma non sono com'ero
E quella voglia di dirti ridendo
Ti verrò a prendere con le mie mani
E sarò quello che non ti aspettavi
Sarò quel vento che ti porti dentro
E quel destino che nessuno ha mai scelto
E poi l'amore è una cosa semplice e adesso...
Adesso te lo dimostrerò."




domenica 11 dicembre 2011

Mostrami come ti disegni e ti dirò chi sei



Io mi disegno spesso.
Certo, la buona dose di gudcentrismo che mi scorre nel sangue, potrebbe già di per sé essere una spiegazione soddisfacente.
Ma io ci ho sempre visto un senso differente, un po' come in tutte le cose che si fanno spesso, ogni variante dell'abitudine, seppur impercettibile, è segno di cambiamento.
Ecco per me gli scarabocchi che disegno pensando "questa sono io", che spaziano da sirenette pescate a condannate ciondolanti al cappio, mostrano meglio delle parole come mi senta.
Ed oggi, combattendo il tedio della domenica pomeriggio, forse addolcita dalle lucine di Natale che mio babbo ha appeso ad ogni finestra (senza generare catastrofi) mi sono disegnata così.
Sì. Ho dei bellissimi capelli.
Ma chioma a parte, ho gli occhioni sereni che si posano avanti, verso un "avanti" che, nonostante tutto, non mi fa paura, ho una voglia chiusa tra le labbra, un sogno stretto nelle mani ed una noce appesa insieme al mio cuore d'oro.


A come Amore


Perché in due teste grandi ci stanno più cose...
Più intelligenza, più ricordi, più testi di canzoni Disney...
e più ammmmòre.

sabato 10 dicembre 2011

Adele



Questo è invece è l'unica scansione che feci a settembre... ancora "Someone like you" non era stra pompata in radio e non circolavano orrendi remix...
Fa parte dei disegni copiati a tempo, questo è 6 minuti senza cancellature.
E infatti si vede (:
Ma lo posto perché mi sono imposta di farlo e non potendo scannerizzare i nuovi disegni, sto scandagliando quelli vecchi...
E poi la canzone è bella. Un po' "tristezza a palate" ma comunque bella.
Soprattutto questa versione







venerdì 9 dicembre 2011

Io ho scritto la mia storia.


Fin da bambina tengo il diario.
Certo da piccola, era un libretto quadrato foderato di carta fiorentina con un lucchettino dorato e due chiavine che perdevo sempre...
Poi è diventato una moleskine a righe, poi uno sketchbook privatissimo e misto a stralci narrati.
Però durante la mia stesura cartacea, ho mantenuto anche quella cybernetica...
Ed oggi, aprendo un blog antichissimo che ha i primi post risalenti al 2004, ho trovato questo.
Questo è un pezzo non titolato, scritto, non so in base a cosa, nell'insospettabile giugno 2009.
Anche la me diciottenne già sapeva come sarei andata a finire e mi bacchetta le mani a due anni di distanza.
Complimenti.
Faccio proprio progressi!



"bastava sempre così poco...un attimo, uno sguardo, un sogno e...
e tutto ricominciava di nuovo, ancora, peggiore, logorante, profondo, devastante, irrefrenabile, incontenibile.
una voglia di lui che riusciva a consumare ogni mia energia.
non cadrò, non un'altra volta, non adesso. queste parole mi risuonavano nella testa, assordanti, ogni singola volta in cui sentivo il suo odore, percepivo la sua presenza o peggio, ero costretta ad averlo di fronte.
era molto più che un'ossessione, la sua essenza scorreva nelle mie vene unita indissolubilmente al mio stesso sangue. lui è sempre stato la mia vita, lui voleva esserlo ed io volevo lo fosse. non ho mai potuto vivere senza di lui, non ho mai nemmeno voluto. per questo dovetti andarmene e dare inizio al mio dolore lento e masochista, alla straziante agonia di vivere come spettatrice immobile. tutto per non aver capito cosa volesse dire essere e sentirsi liberi..maledetta me che ho corso in contro ai miei errori, maledetto lui che non ha voluto strapparmi al mio destino.
chiedermi perché riapre una ferita troppo profonda, un dolore troppo lancinante.
ora sopravvivo, sopravvivo respirando la sua assenza dalla mia esistenza che lo reclama solamente.
solo lui potrebbe salvarmi adesso, soltanto se fosse lui a chiedermelo potrei tornare in vita"

venerdì 25 novembre 2011

La Città Vecchia.

Notte.



Corri! Corri! Vieni, per di qua!

Non ce la faccio più, non respiro, non ho l'inalatore, le tossine stanno entrando in circolo.

Non ti fermare, dammi la mano! Entriamo qui!!!!

N ansima, le vene del collo e del viso affiorano in un reticolo che è già blu. Non c'è molto tempo.
T la tiene stretta e le accarezza i capelli.
Sono nascosti in un vicolo buio e umido nella Città Vecchia.
Ha piovuto. E' freddo.
In lontananza si sentono i passi pesanti del plotone della Difesa Nazionale.
Il rastrellamento è cominciato da più di quattro settimane, appena si è saputo che La Sovrana sarebbe giunta.
Domani.

Non è divertente? Tutti questi anni a preservare il diritto di permettermi di soffrire come un cane in questo momento.
Tutti quei carichi di Pharmaco che abbiamo distrutto, tutte le persone che abbiamo nascosto, che abbiamo salvato...tutto per avere ancora paura, per sentire ancora dolore...

E per ridere amaro.

Non mi resta molto, gli stivali ferrati sono lontani, devi nasconderti. E non qui.
Alla Cattedrale.

Tu sei matta.
Il tuo corpo è forte, tutti gli anticorpi che hai sviluppato, tutto l'aiuto di P in laboratorio, non puoi morire, non così.

Sai che la XZ52 svanisce nonappena si raggiuga la morte cerebrale del contaminato.
E non c'è modo di estrarla se non uccidendo preventivamente il soggetto, che ha lo 0,001% di possibilità di salvarsi.
Non abbiamo potuto negare quella fottuta percentuale a nessuno dei nostri.

Ma D, D si è salvato.

Appunto, la probabilità mi rema contro.

T abbraccia N che lo stringe a sua volta.
Nessuno dei due piange. Nessuno piange.
Per scovare quelli come loro, come T, come N, come quelle poche centinaia di persone vere rimaste, il Laboratorio del Dipartimento della Difesa Interna ha creato i Segugi.
Mostri. Cani.
Sì cani. Cani che fiutano le emozioni. La paura. La tristezza. La gioia. La passione.
E le lacrime. Per le lacrime impazziscono.
Molossoidi che strappano i ganci dei guinzagli e corrono forsennati.
Massa di muscoli perfetti e atroci sotto un manto di pelo nero, corto e lucido.
Macchine perfette.
Occhi sgranati e schiuma bianca dalle fauci.
Appena fiutano aggrottano in muso.
Puntano la direzione e partono.
Il resto è terrore. Impietoso.
Non ci sono perché.
E l'unica cosa da fare è respirare.
Respirare e scavalcare, incuranti, le pozze di sangue denso.
Apathia.
E' questo il fine del Pharmaco.
Nessun impulso.
Nessuna emozione.
Solo puro Controllo.
Siamo in guerra.
Non c'è lo spazio per il giusto o lo sbagliato.
Siamo in guerra.
E abbiamo perso.
I vinti si piegano al vincitore.
Si annullano in questo caso.
Niente più persone.
Ma sagome.
Sagome vuote, senza memoria, con sguardo spento e nessun desiderio.
Solo obbedienza.
Totale obbedienza.

T vattene! Non voglio che sia l'ultima cosa che ti ricordi di me...

Io ti porto con me. Alla Cattedrale.

Non sei tanto idiota. Avanti vattene!

T si alza e prende in braccio N. Le accarezza il viso. Comincia ad essere fredda.

Non inciampare, sei alto, mi faresti fare un bel volo.
Dice piano N.

T sorride, esce dal vicolo e cammina rasente le pareti delle case.
La Città Vecchia è disabitata da più di centosettant'anni.
I palazzi privi di intonaco sono fatiscenti e tristi.
La strada non esiste più ma in dei punti si vedono ancora i marciapiedi e i segni delle bombe.
C'è pochissima luce.

N non chiudere gl'occhi, avanti! Quanto dista da qui la Cattedrale?

Dove siamo?

Mi sembra...sì siamo all'altezza dei portici, alla vecchia banca.

Ancora un paio di chilometri, poi a destra, al vecchio emporio, le scale della metro.

Passiamo da sotto?

E' più lungo ma è più sicuro.
Se facciamo la strada non siamo coperti da niente. E poi siamo soli.

T si fa forza.
Una vita così è comunque una vita.
Ed una vita è sempre una preferibile scelta ad una non-vita.
Questo glielo diceva sempre sua madre, glielo ripeteva ogni sera, dopo gli esercizi per fingere.
T, come qualche altro bambino della sua età, come N, fin da subito aveva dovuto imparare le maschere mentali per evitare la fine e preservare quel che valeva.
T, come qualche altro bambino della sua età, come N, fin da subito aveva dovuto imparare a portate il peso di errori di un passato di cui non aveva colpa.

Siamo arrivati! N siamo arrivati.

Ho sentito, ti ricordi la parola d'ordine? Dice N con un filo di voce.

Respira sempre più piano.

Sì.

Piove.

Con la pioggia si può piangere.
Le lacrime si confondono meglio.
Ai Segugi non piace l'acqua.

Piove.



mercoledì 23 novembre 2011

Il nuovo sketchbook ma niente scanner!

Ho comprato un nuovo sketchbook.
Appena farò pace con lo scanner, posterò qualcosa.

Evitando di postare gli svarioni più simili al test di Rorschach, alcune cose sono come sempre, altre no.

Il dramma è che ho usato molti colori nelle ultime cose e il mio scanner quelli non li può vedere, non li rigerisce, li mastica appena e li rivomita fluorescenti e fastidiosi...
Qunidi attendo Natale.
O un'anima pia.
O entrambe e cose.

giovedì 17 novembre 2011

Blog dal gala s II

Ora che mi sì è  aperto il fantastico mondo delle app, mi vengono offerti millemila modi esclusivi et efficacissimi  per distrarmi...
Intanto posto dall' app di blogger la foto del mio nuovo ed enorme gatto

Così tanto per gioire della mania della condivisione


domenica 13 novembre 2011

Superare la fine di una relazione, Parte I





Alla fine, malgrado ogni buona intenzione, ci si casca sempre!
Certo è un sentimento bellissimo, forse il più bello tra tutti quelli esistenti.
Ma per quanto uno ne possa provare, nel caso sfortunato in cui esso finisca o decida di prendersi una pausa da te, è decisamente il più fottuto bastardo.

Mettiamola così:
se l'amore finisce è perché doveva finire.
Non importa quanto o quanto poco ci abbiamo provato.
Finisce.
Come il latte la domenica mattina, quando la coop è chiusa e tu ti svegli pregustando il tuo cappuccino casalingo.
Come il dentifricio, che ovviamente finisce la sera, prima di andare a letto, dopo la frittata di cipolle della nonna.
Come la nutella, che da fuori pare che ce ne sia più di mezzo vasetto, e nel momento del bisogno, una volta aperta, non ne contiene nemmeno un cucchiaino da tè.

Ecco così.
Quando queste cose succedono, oltre ad uno sconforto iniziale di fronte al bisogno impellente di soddisfarci, non passiamo il resto della giornata a interrogarci sul perché ciò sia accaduto e di sicuro la nostra mente non ci proietta i "the best of" dei momenti passati a montare la schiuma, a passarci il filo interdentale dopo una passata di AZ o a spalmare nutella sulle superfici più improbabili.
Certo, queste sono cose che si possono comprare, è vero, ma anche con l'amore si può arrivare ad un riacquisto.
Il succitato amore, per quanto sembri un ente fisica capace di scorrerci sotto la pelle, riempirci il cuore, stringerci lo stomaco è una condizione mentale.
Così come l'immenso et devastande dolore per la sua perdita.
Una condizione mentale.
E come tale va presa, smitizzata e superata.

Qualunque madornale errore tu o lui abbiate compiuto, il fatto è che tale binomio sentimentale non ha più modo di esistere.
E quando uno dei due ci rimane sotto, inizia quella fantastica fase costellata da:

lo amo
non posso vivere senza di lui
la mia vita non ha più senso
se lui non mi ama più come posso amarmi io
se lui non mi ama più come potrà amarmi un altro
non è possibile
come lui non c'è nessuno
nessuno mi renderà mai così felice
voglio morire

E sono tutte vere. Sì sono tutte vere per quella Te che stava con lui.
Ma ora, non è più così, ed anche se la cosa che sembra più giusta da fare sia stare ad attendere un qualche ritorno, mantenendo vivi i ricordi e conservando ogni dettaglio di lui...beh no.
Io credo nell'amore. Molto. Moltissimo.
Ma non si può amare una persona che vive in riflesso del sentimento per un'altra.
E' necessario avere ben strette in mano le redini della propria vita, tenerla in riga tra passioni, hobby, amici, parenti e doveri.
E' necessario liberarsi da fantasmi e paure che, anche se non pare vero, non risolveranno mai il senso di ansia e sofferenza nel ricordare quel "non ti amo più".
Non sì è pronti ad amare, come non lo si è a non amare più.
Succede, sì, bisogna anche volerlo.
Quindi, dopo che hai smesso di affettare chili di cipolle per non ammettere che volevi ancora piangere su quel cumulo d'affetto di cui non sai che fartene, dopo aver scritto papiri di speranze deluse, dopo aver ascoltato la discografia della Pausini, di Giorgia, Arisa e 883, dopo tutto questo, bisogna accendere il cervello.
Ogni cosa accade perché deve accadere.
Si poteva fare di più? sicuramente.
Ma è andata così ed è un fatto.
E l'unico altro FATTO che hai è te stessa.
Quindi, è una strada contorta e scomoda ma fattibile.
E se ce l'ha fatta Jennifer Aniston, scaricata da Brad Pitt per Angelina Jolie...
Possiamo farcela anche noi comuni mortali.











Feeling Blue






sabato 12 novembre 2011

Ataf

Dling.
Siamo in San marco e il 6 ha appena aperto le portiere.
Una signora anziana entra in autobus e si siede di fronte a me.
Io tengo le maniche della felpa imbottita di finta pecora, allungate e strette nelle mani.
Tengo lo sguardo fuori dal finestrino. Insolito, perché di solito osservo i passeggeri e mi immagino storie.
La signora mi guarda.
Dopo qualche secondo la guardo anche io ed abbozzo un sorriso. Uno di quelli gentili, un po' forzati.
La signora ricambia ma scuote la testa.
Poi dice:
"le belle ragazze come te non dovrebbero mica essere così tristi! La vita è breve ragazza mia! Che cos'è quella faccia, è mal d'amore?"
Dling.
Siamo in piazza Oberdan.
Io la guardo bene e  non rispondo.
Lei continua:
" Eeeeeeeeeeh che sarà mai, gli amori vanno e vengono, e tu sei così bella, così giovane...quanti anni hai?"
"Venti" rispondo.
"Venti?" E dopo che lo ha detto ha fatto una breve pausa, ha aggrottato leggermente le sopracciglia e poi se n'è uscita dicendo:
"Beh ragazza mia, dovresti darti una mossa, alla tua età ero già sposata!"
Dling. 
E' la mia fermata.


venerdì 11 novembre 2011

A Crystalware inside me.



Avevo meno di cinque anni.
Era tutto chiarissimo.
Avrei fatto la pittrice ed avrei vissuto in una fattoria nella quale le mucche sarebbero servite solo per il latte, le pecore per il formaggio, le galline per le uova ed i conigli per bellezza.
Volevo le scarpe con gli strap ed i pantaloni con l'elastico e pieni di tasche perché erano più comodi.
Mangiavo quello che mi pareva e speravo che alla mia mini cugina non andasse tutto il suo tenerone perché l'avrei finito volentieri io.
Odiavo l'insalata.
Era tutto chiarissimo.

Il primo dubbio è l'inizio della fine.

Ed è così che a forza di crescere dentro, crescere troppo, a volte mi sento in questo modo:
Un  enorme pachiderma circondato da cristalli emotivi fragilissimi.
La mia PiccolaGud mi guarda sdegnata.
Come biasimarla.
Lei è alta un metro e un tappo, è tutta ossa, ha gli occhi grandi e salta come un grillo senza sfiorare nemmeno un bicchiere.
Mi sgattaiola accanto mentre io sto qui in bilico tra i cristalli, mi supera, mi guarda e mi striglia dicendo: "Quello che non capisco è perché hai indossato quel costume ed hai messo tutti i bicchieri intorno a te se poi dovevi arrivare qui...ne hai già rotto uno, e non si fa! "

Lì per lì volevo dirle "MiniGud, stai nel tuo!"
Poi ho capito.
Sì ho rotto uno, due, cento bicchieri.
Il cristallo non si reincolla.
Ma il costume...beh prendo un respiro.
Abbasso la zip.
MiniGud sorride...

lunedì 24 ottobre 2011

Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.

A volte penso che non avrei dovuto lasciare tutto questo spazio alla mia fantasia.
Da quando ho cominciato a pensare e disegnare, la mia immaginazione, che già era potente, si è trovata a briglia sciolta in un mondo pieno zeppo di stimoli e appigli.
Così l'insegnante di greco è una fattucchiera illuminata dalla luce giallastra del calderone bollente.
La mia gatta la reincarnazione di Jane Austin.
Le mie amiche delle fate abitanti di un paese magico.
E le persone in autobus...oh, le persone in autobus sono le mie preferite.
Tutto per dire che sognare non è un atto involontario svolto durante il mio sonno (che comunque occupa la gran parte delle mie giornate zZzZz)
Ma è piuttosto l'inscindibile paio di lenti rosa attraverso il quale vedo e filtro tutto, da desta.




domenica 25 settembre 2011

Frittata di cipolle

-Sto bene- continua a rispondere.
-Sto bene, davvero, mai stata meglio- dice anche.
-Sono serena come non lo ero da anni interi- ha aggiunto una volta.

Sto bene, pensava entrando nel supermercato, irrigidita dal getto freddo del bancone frigo.
Sto bene perché è andato tutto come doveva andare, ed anche se ho sbagliato, se ho fatto questa scelta sbagliata, che poi chi lo ha detto che è sbagliata? manca anche il latte già...
Insomma se ho fatto un errore è colpa mia ma se doveva andare così, io alla fine che potevo farci?
Niente. Ecco anche le uova...
-Sto bene, non deve preoccuparsi- dice all'uomo che l'aveva urtata col carrello.
-Quattro euro e settanta, ha la carta fidaty? vuole una busta?-
-Sì sì tenga, grazie. Sono precisi-

Sto bene, pensava camminando per tornare a casa.
Non sono ingrassata nemmeno un po', vuol dire che non sono depressa...

La casa non era grandissima, ma nemmeno piccola. Era normale.
Il profumo si sentiva già dal primo pianerottolo delle scale.
E si sentiva anche il rumore del coltello che batteva deciso sul tagliere.
Un profumo deciso, un colore violaceo, un singhiozzo smorzato a mezza gola.

-Sto bene- diceva asciugandosi gli occhi con un canovaccio.
-Sto bene, sto bene, sto bene maledette cipolle.-

La frittata è fatta.




venerdì 9 settembre 2011

La priorità



La miscela buona, quella che scelgo sempre, che metto con cura nella macchinetta da espresso, sì perché noi italiani siamo fissati, il caffé dev'essere buono, non si possono bere certi troiai, e quindi c'è una specie di tradizione da mantenere, quasi più un rituale.

Peccato che non mi riesca usare il macinachicci... sarebbe decisamente più fico.

mercoledì 31 agosto 2011

Wild rover

-Tu non dici mai niente.
-Questo non vuol dire che non pensi niente.
-Brucia accidenti!
-Se facessi meno l'eroe non dovrei rammendarti ogni volta come una camicia bucata...
-Hai ragione, ma quel tale, quel Nolan...proprio non lo sopporto. Poi ti ha mancato di rispetto. Ha avuto quel che si meritava...ecco.
Ahi...
-E' una locanda e siamo a trenta passi dal porto. Ci sono anche serate così. Ma io me la so cavare.
E tu non dovresti cacciarti sempre in questi guai...
-Sì...Alla festa ci vieni con me?
-Roan Sheridan chi diavolo ti ha dato tanto ardire?
E comunque certo che no, io... io sono promessa sposa del giovane Quinlan.
E tu lo sai.
-Sì e dov'è il "giovane Quinlan" adesso?
-Nel nuovo continente a cercare fortuna.
- Vedi che è uno stolto!
-Perché dici così Roan...?
-Perché è andato nel "nuovo continente" a cercar fortuna, quando la vera fortuna l'ha lasciata qui, a ricucire le mie ferite.
-Sei proprio uno sciocco, giovane Sheridan...
Fatto.
-Niamh dimmi una cosa...
-Il mio compito è finito e non ho niente da dirti, quindi non ti dico un bel niente.
-Già, tu non dici mai niente.
-Già.
Roan?
-Sì...?
-Se anche non ti dico niente, non significa che non pensi niente.

martedì 23 agosto 2011

La verità è come un pruno.

Io non capisco niente.
In generale.
Non sono una di quelle persone a cui si chiedono chiarimenti o da cui ci si aspetti coerenza o responsabilità.
Sono un essere particolare.
Filantropa e misantropa in egual misura.
E odio questo fottuto vizio  che ho, di grattare la superficie.
Qualunque essa sia.
Che sia la crosticina di una sbucciatura sul ginocchio, la scorza dura di una persona o l'involucro di un'emozione fa lo stesso.
Io devo testarne la consistenza col polpastrello, farci leggermente pressione e cominciare con l'unghia limata dell'indice, a scoprire il punto più nascosto.
In senso lato.

Ed è per questo che non mi basta sentire un impulso, un leggero imbarazzo, un accenno di paura o un tremore del cuore.
Devo, giuro che devo, andare più a fondo, seguire il cordone, fino alla base, alla radice, a quel perché che ha dato origine al brillio dei miei occhi, o allo sbuffo sommesso.

Sono tutta una cicatrice, ricucita dopo mille e mille autopsie un po' maldestre a cui non ho potuto evitare di sottopormi.
Ma mi lascio anche vivere, per qualche secondo, e prendo gl'attimi, i flussi emotivi si adagiano sul presente che prende forma tutto intorno.
Ed è perfetto.
Bellissimo.
Da piangere.
MeStessa però torna sempre, e alla fine è con lei che devo convivere.
Torna e chiede il resoconto, il saldo emotivo, lo scontrino fiscale di quel flusso incontenuto.
Ed io non so che rispondere.
Il cuore mi salta dal petto alla gola, come fossi alla cattedra o di fronte alla corte di francia di qualche secolo fa.
Sbatto la testa.
Apro libri e cartelle.
Ci sono fogli, ci sono foto, ci sono canzoni e ricordi.
E' tutto qui, su questa incasinata scrivania di vita.
Ed è notte fonda, sento le civette ed il caffè si è freddato ed è già da rifare.
Nessuna risposta.
Nessuna pratica da consegnare.
E rimane solo questa faccia, che porta i segni della notte trascorsa.
Che sembra non voler parlar d'altro che di questa benedetta e maledetta notte.
Solo questa faccia rimane ad accogliere il giorno che viene, il sole che sorge lo stesso, incurante dei vasi di Pandora che sono stati aperti a forza.
Già.
Perché qualunque cosa accada, si fa comunque mattina.

Forse allora il bisturi non serve.
Non questa volta.
Proprio questa volta.

E la verità alla fine è come un pruno.
Se non la estrai con le pinzette, dopo poco viene fuori da sé.

venerdì 29 luglio 2011

In me c'è qualcosa di sbagliato.
Non è una frase da quindicenne depressa.
Dico così perché mi rendo conto che nelle mie reazioni c'è qualcosa, qualche piccola cosa, che non va.

Me ne rendo conto quando mi sento...sola.
E intendo quel sentirsi soli quando fisicamente non lo si è.
Mi sento sola accanto alle persone.
Ed è triste.
E non sono le persone sbagliate.
Sono io che sto rendendo ogni cosa più distante e più difficile.
Sì sto svarionando ma è colpa del fatto che non sappia metabolizzare a tempo gli choc.
Succede una brutta, brutta cosa ed io sto immobile finché tre giorni dopo, seguendo un pensiero, allento la presa.
Scoppio.
Crollo.
La morte di Benedetta non è affatto giusta.
E non sono io a doverlo dire, che non la vedevo da due anni.
Però lo penso lo stesso.
E vedo la disperazione dei suoi amici più cari ed il dolore che ha lasciato con questo vuoto improvviso.
E il cuore mi si stringe in gola ed anche se sono due estati che non vedo quel giro, abbraccerei tutti perché non so come ma sto male anche io.
In questi giorni non ho pensato ad altro.
E mi sono sentita come fuori luogo a mostrare la tristezza, come se non c'entrassi con quella disgrazia.
Forse è così.
Ma penso lo stesso che la Bene, che ho sempre visto sorridere, non meritasse affatto quello che le è capitato.

venerdì 15 luglio 2011

Come la neve non fa rumore...

Se sono una persona emotiva?
Non lo so.
O meglio, dipende.
Se sto guardando un film, anche di animazione, o un telefilm e avviene qualcosa che credo triste, sì non riesco a non lacrimare.
Lacrimo anche alle cene di famiglia, con classe e discrezione, fingendo sia colpa della mostarda di cremona, e lo faccio sia perché sono felice di vedere insieme tutta la mia famiglia, sia per le rievocazioni del passato non troppo remoto ma comunque troppo diverso dal presente...
Sento i muscoli intorno alla bocca che premono verso il basso e gli occhi che vorrebbero inumidirsi, anche quando qualcuno a cui tengo mi risponde male o quando non mi sento amata abbastanza, da viziata quale sono.
Ma non come la dodicenne che sbatte i piedi...
Più come "madre, vi prego, non fate il labbro tremulo..."*

In realtà, a pensarci bene, pare proprio che abbia la lacrima in tasca.

e a pensarci ancor meglio, questa cosa già la sapevo.

Ed è una specie di piccola maledizione che ti porti dietro.
Come un bubbone di peste su una guancia, una cosa che non puoi nascondere e che ti rende facile bersaglio di granitici e incommuovibili monatti.
E' un handicap che ti fa prendere poco sul serio.
Perché se piangi sei debole, e non importa perché lo fai.

Però non sarei la paladina dell'ossimoro se anche in questa attitudine non riscontrassi almeno una contraddizione.
Ci sono certi dispiaceri, certi dolori per i quali non riesco a piangere.
Non sono fulminanti, non come gli altri almeno.
Sono soffici, gelidi e lenti come i fiocchi di neve che nello spazio di una notte d'inverno, ricoprono una città che se fosse Firenze, sarebbe bloccata dal traffico per le 72 ore successive...
E quindi rimangono lì, sul fondo del mio sguardo, a dare quel languore delle sere al bancone del bar, che finiscono con un amaro alla goccia tra le note dell'ultimo jazzista rimasto ancora sul palco...
Così, per non assiderare, di tutta questa neve che mi porto dentro, ci ho fatto un animale da compagnia, gli ho dato un nome e gli ho insegnato a riportare il bastone...
e più lontano riesco a tirarlo, più tempo ho per sorridere...


*che ovviamente è una citazione da...L'incantesimo del Lago.

martedì 21 giugno 2011

Il Buongiorno si vede dal mattino.

Dio, io vorrei tante cose, hai ragione.
Ma visto che sono tutte abbastanza impegnative, e visto che so che hai tanto a cui pensare,
se mi aiuti questa volta, prometto che per un po' non ti romperò più le scatole e che dirò le preghierine...

Ecco, le giornate finiscono comunque a schifio, quindi potresti fare in modo che
almeno il caffè della mattina, lo prenda con persone che non mi facciano venire voglia
di sputarglielo tutto in faccia a mo' di superliquidator?

perché poi se non lo bevo mi rimane sonno.

grazie.

ti voglio bene.




domenica 12 giugno 2011

A Prima Svista

Aldilà del talento, dell'occhio, dell'abilità che si possa, scusate l'assonanza, possedere,
chiunque sia visivamente sensibile, porta con sé una piccola grande maledizione.
Si innamora.
Di continuo.
Di quell'angolo di strada.
Di come quell'auto rifletta il sole.
Del rosso violaceo delle foglie di quell'albero.
Della terrazzina in fiore che si nota per caso.
Del ragazzo seduto a quel tavolino del bar.
Dello sguardo sereno di quell'anziana signora.
Dell'espressione buffa di quel cane.
Di come tornino le pieghe dell'abito di quella ragazza straniera.
E di queste e di mille altre cose e persone ancora.
Per quanto sembri un jolly, una scusa da tirare in ballo appena un soggetto artisteggiante manchi di attenzione alle responsabilità della vita quotidiana tipo :

"Giuliaaaa perché non funziona il telefono???Hai pagato la bolletta???Ti avevo lasciato i soldi nella biscottiera!!"

"Beh mamma, lo so che la bolletta è importante, ma non puoi veramente essere arrabbiata con me se non ho pagato, perché proprio mentre stavo entrando per adempiere ai miei doveri, beh mi sono innamorata di..."

"Ancora... e per curiosità, i soldi che fine hanno fatto?"

"Ohiohi ma come sei venale...cioè la superficialità fatta mamma..."

Ecco in realtà non lo è.
Non lo è affatto.
Ed il risvolto ancor più grave è che quando questi soggetti si innamorano, quando io mi innamoro, anche nel tempo di un secondo, a volte, un po', è per sempre.

lunedì 23 maggio 2011

Facebook in love

Tutto è cominciato condividendo alcune attività.
Abbiamo partecipato a tre eventi, anche se io poi sono andata ad uno solo.
Dopo la scoperta di ben quattro amici comuni, tra cui Jessica Alba,
i passi sono stati serrati e decisivi.
Una request.
Poi lui m'ha taggata.
ed a quel punto io non volevo altro che lui mi linkasse.
Linkami.
Linkami tutta. pensavo di continuo.
E ancora, l'inaspettato colpo al cuore:
un MP.
ed un altro.
ed un altro ancora.
Poi la bomba.
Un alberino verde.
Mi vede come una sorella.

L'ho bloccato.

lunedì 2 maggio 2011

Freaks ! Non ho parole.

Gu e Cane Secco li conoscevo già.
Nell'ennesimo lunedì moribondo, qualcosa ti offre la svolta.

E quando qualcuno è così intelligentemente cazzone e talentuoso nonché geniale...
Beh che dire?
Chapeau.
Assolutamente vostra.
g.

mercoledì 27 aprile 2011

Cinque minuti.

Questa è una copia distorta di B.
B è un ragazzo spagnolo, o meglio, un ragazzo israeliano che studia per diventare chef, in spagna.
Simpatico, multilingua e con moooolti meno capelli.

E' luglio.
Dopo una serata di sangria e mojito, in una taverna barcellonese, ha preso vita una scenetta che mi ha fatto molto riflettere in seguito...

B ci guarda.
Noi, un gruppetto di amiche di amici, sbronze, abbronzate e turiste.
Il suo sguardo si fa misericordioso.
B pensa che ci manchi qualcosa.
Pensa che abbiamo bisogno.
Un bisogno.
Quindi sfodera il suo accento migliore e ci dice che per rendere felice una donna, a lui bastano...

"Cinco minutos"

B che parla israeliano ed inglese, ce lo ha detto con accento catalano.
Con lui si è trattato spesso di questioni linguistiche.


B ci ha poi spiegato quali altre siano le sue abilità e noi siamo state tra le più attente allieve alticce della storia.


E il punto, se c'è un punto, è che noi (stupide donne), passiamo la vita a coltivare sogni che per protagonisti hanno sexy scrittori, sexy cantanti, sexy poeti, sexy filosofi e barricaderi...
Ma alla fine, se uno sa cucinare e ha il trucco del "cinco minutos"...

¡Viva!

Chapeau.


Bingo.

Strike.


E' fatta.



Reminiscenze Elementari...Watson.

venerdì 22 aprile 2011

Donne Nude Disegni



Chicco



Capelli in-fluenti




In dolci veritas




Procrastinare la prova costume




Pennello nuovo. Rotto.


Riempio gli spazi col caffè



S.Marco



Sentimental


Circus


Capelli influenti II


Guddine

Più Recenti



Passerottino e Gud francese




Schizzi Guddevoli




Il Dottore




Il Francese





Il biscotto




Il Dottore II





Schizzi

giovedì 21 aprile 2011

Primo Photoshopping






Primo esperimento a più livelli


Scarabocchi



Primo Photoshopping

Ecoline 2010 bis


Cappuccet Red



InBoccaAlLupo


InBoccaAlLupo II


Marti ignuda



In Campagna



Citazione di conoscente


Ragazza pensosa alla stazione



DiBe fantasma


Cindy e Bianca


Quale indicibile fortuna...