sabato 29 settembre 2012

Il caso Edison e Firenze

Renzi viaggia in camper.
I Radiohead, Iggy Pop ed altre sciocchezze.
E' questo di cui si parla in questi giorni.
"ohmiodio i Radiohead  che fighi!"
"Iggy Pop è un grande! Evviva l'HardRock!"
"oh, c'ho fame, si va al BurgerKing?"
"Da H&M hanno i jeans-pantacollant a 9.99! Un vero affare!"

Camminando per i marciapiedi sconnessi del centro, i discorsi che si possono sentire tendendo appena le orecchie sono questi. Qualcuno parla anche del clima, qualcun altro dell'Iphone, un turista ha chiesto al barista dove fosse San Pietro -siete a piedi?- ha risposto l'uomo del bar, un ragazzo ha comprato delle Malboro rosse, quelle che fumava mio babbo, mi viene in mente, prima che passasse alle light.
Il Renzi viaggia in camper.

Non mi ricordo i nomi di tutte le strade, non ci ho mai prestato veramente attenzione. I percorsi per arrivare dove desidero li invento perché il mio senso dell'orientamento è come una fonte nel deserto, totalmente assente. L'autobus non mi piace, preferisco andare a piedi, anche se è caldo, anche se piove e se riesco ad arrivare in uno dei punti chiave del centro senza che venga investita da una bicicletta arrogante o di una carrozza appesantita da una famiglia tedesca, mi sento di nuovo al sicuro.

Ho sempre pensato, da brava fiorentina purosangue, che fosse una fortuna impagabile quella di poter godere di così tanta bellezza gratuita.
Firenze è un'espressione d'amore e arte architettonica.
Qualunque cosa ti sia capitata, fai due passi e ti trovi di fronte il Duomo. O Piazza Signoria e la Loggia dei Lanzi, giusto le prime tre voci di una guida turistica per giapponesi.
E questo condiziona i fiorentini fin dalla nascita, dalle prime giratine a vedere la sfilata dei Magi o lo scoppio del carro. Sì li condiziona, per forza, e alla fine l'Arco di Trionfo non sembra poi così speciale.
Il Renzi intanto viaggia in camper.

I fiorentini.
Già perché chi abita a Firenze si chiama così "fiorentino" e sono quelli che aspirano la "c" e la "t" come gli etruschi, sono quelli col CAP che parte da 50100, o dello 055 se chiami un fisso, sono quelle persone per le quali Firenze non è due pagine di una camera con vista, ma un progetto, un futuro, una scommessa, un reale presente, un adesso come direbbe il Renzi se non fosse in viaggio in camper.

Sembra che per queste persone, sì per le persone che a Firenze fanno l'occhiolino al David ma comprano anche il dentifricio e lo scottex, ecco sembra che per queste persone qui, almeno in centro, non ci sia più posto.
Forse noi fiorentini siamo brutti?
Non ci intoniamo alla linea estetica marcante l'immagine che Firenze dà nel mondo?
I turisti non gradiscono la nostra vista?
E' forse per questo che i posti in cui se vuoi mangiare fuori a pranzo, senza un menu fisso con la cocacola e il pane imbustato nella plastica o senza spendere dodici euro per un caffè, si trovano tutti in viuzze traverse?
Questioni di mercato, il Fiorentino funziona come concept, non servono persone vere, è un marchio da stampare sulla pelle delle borse nelle vetrine in San Lorenzo.
Il Giglio vende, le persone fanno brutto.
E Renzi in camper seguita il viaggio.

Negli ultimi anni hanno chiuso l'Ambasciata, dove suonavano dal vivo tutti i gruppi underground del territorio, permettevano di far esibire spesso anche quelli senza contratto Universal, hanno eliminato il Variety, il cinema nel quale io e tutti i miei amici abbiamo visto Harry Potter e la Pietra Filosofale.
Hanno chiuso la Martelli, dove potevi fare colazione e leggere Foster Wallace prima che ci fossero i ragazzini coi baffi e i pantaloni arrotolati a farti un instagram.
E come questi altri luoghi di ritrovo per cittadini anonimi si sono estinti.
Ricordi l'hanno spostato in via Brunelleschi, ora c'è Nespresso, l'ennesima americanata.
Renzi sempre nel camper. Chissà con cosa se lo fa il caffè ?

Sulla ghigliottina adesso c'è lei, la libreria che dal 96' ha diminuito di quattro piani l'ignoranza di questa città, accompagnando questa redenzione senza pretese, con un caffè sincero e troppe poche sedie.

Sono fioccate polemiche d'ogni genere, chi si è arrabbiato, chi ha pianto, chi ha scritto indignatissimi status su ogni social network che glielo permettesse. Il web cittadino parla solo di questo.

Io ci sono entrata l'altra settimana, i libri rimasti sugli scaffali gialli sembravano gli anziani lasciati a Villa le Terme. La sensazione salendo le scale è precisamente la stessa in entrambi gli edifici.
La barista tiene lo sguardo basso, insieme allo scontrino ti da una dose di malinconia da masticarti prima di uscire, giusto perché ti resti l'amaro in bocca.

Non so se riesco ad essere particolarmente obiettiva perché in quella libreria ho vissuto, altri come me, momenti fondamentali della mia vita. Troppo tragico?
No, sto parlando di emozioni vere, reali, di contatti emotivi e sentimentali, avuti con persone vive o parole vive, proprio lì, su quelle sedie di plastica, davanti a quegli scaffali! Ho un livido fisso sullo stinco a misura Edison!
Ma no, Firenze, il bon bon da turista, merita un Apple Store.

Però è ovvio che il problema non sia questo, Apple vende a prezzi esagerati oggetti che rispondono a precise esigenze emotive e sociali che essa stessa ha creato.
Che piaccia o meno, è un dato di fatto.

I libri non piacciono.
Non abbastanza da sopravvivere.
E' Darwiniano.
E' selezione naturale.
Le Monnier, la libreria al Porcellino, quella in via della Colonna, hanno chiuso tutte ed altre ne chiuderanno.
I libri sono come i Dodo.
Costano troppo rispetto all'interesse che suscitano.
E i "feticisti" della carta stampata e del redesign delle copertine degl'oscar Mondadori sono pochi, e i più di questi pochi non hanno la liquidità necessaria per risollevare le sorti infauste del mercato editoriale.
E quindi? Forse bisognerebbe stare un passo avanti ai tempi, niente più libri di carta per la gioia  degl'ambientalisti ma terabyte su terabyte in hardisk immensi con milioni di ebook da acquistare a poco prezzo, magari anche gratis se l'autore è morto.
Può funzionare? Esiste già?
Un compromesso.
Un compromesso tra l'Ipad e l'opera omnia di Dostoevskij.
Tentare una strada alternativa, per me, è doveroso e ben lontano dall'accanimento terapeutico.

Da fiorentina, non voglio che si possa dire per l'ennesima volta che Firenze è come uno di quegli studenti brillanti ma indisciplinati, come magari siamo stati tutti:

"potrebbe fare molto di più ma non si applica"

Applichiamoci.

App-lichiamoci.


Il cuore, per l' Edison, mi piange lo stesso.


Adesso Firenze perde quattro piani d'anima.
Il Renzi viaggia in camper allo stesso tempo.

I Canti di Leopardi in busta Edison


martedì 18 settembre 2012

Fall in Love







Non mi piacciono troppo le poesie, ma oggi avevo in mente questa, che mi fa venire in mente la persona adatta a me.


Molta follia è suprema saggezza
per un occhio che capisce -
molta saggezza, la più pura follia.
Anche in questo prevale la maggioranza.
Conformati, e sei saggio -
dissenti, e sei pericoloso.

Un matto da legare.


Emily Dickinson




giovedì 13 settembre 2012

La sirena e il capitano

A volte mi sento come una sirena, seduta su uno scoglio, che pur di non cantare i suoi segreti canta cover.

Mi vesto e mi accorgo di un dettaglio che mi fa sorridere.
Mi sono accorta che indosso un coordinato, niente di che, pizzo color sabbia, uguale a tutti gli altri.
Ma questo, e scusami se rido, questo l'ho comprato per te.
Lo so, lo so è assurdo, ma a mia discolpa posso dirti che l'ho comprato molto tempo fa, molto più di quanto non sarei disposta a confessare, forse.
Sai io ho un modo molto empatico di acquistare capi.
Li guardo, li tocco, e se mi suscitano l'emozione giusta o l'immagine giusta, nemmeno li provo, sono già miei.
E' perché la mia immaginazione è fervida che il mio armadio straripa.
Così vidi questo e pensai che ti sarebbe piaciuto, ma non per lo stesso motivo scatenante per cui piacerebbe anche ad altri, forse, ma perché tu sei uno che si accorge delle cose, uno attento al dettaglio, ed avresti passato piano le dita sul ricamo degli spallini e sul pizzo tra le ossa ondose del bacino ci avresti letto una storia.
Scuoto la testa e sorrido ancora.
I miei sogni a forma di vita sono così lineari, nella vita a forma di vita, forse non ti accorgeresti nemmeno che sono nuda se non per qualche decimetro quadrato ben tagliato di stoffa, anzi neppure mi spoglieresti.
E qui mi vengono in mente i discorsi che la mia amica ed io ci prestavamo a vicenda, frasi a effetto, molto rincuoranti che parlavano della bellezza di mari mai navigati, o appena solcati, di fatti che son come domande e poi le risposte arrivano anche se non sai quando, tutte le cose da sapere su tempo e destino per sentire un po' meno il senso di vuoto che ti lascia dentro qualcosa andata per un altro verso rispetto alla rotta che tu avevi tracciato.
Eravamo bellissime.
Sorrido.
Hai visto molto di me, ma mai questo completo.
Mi abbottono la camicetta e penso che sono contenta che ti piaccia il mio cervello, che ci sia questo scambio di informazioni, opinioni, recensioni, sono felice tu voglia capirmi, ascoltarmi, farmi conoscere quello che sai, mi allieta che tra noi vi sia questa affinità culturale, professionale.
Sì.
Davvero.
Perché ti stimo.
Ecco.
Però, no, sei uno scemo, uno di quelli certificati, perché questo completino mi sta da dio e la prima cosa che dovresti pensare appena sveglio è chiamarmi, vedermi e stamparmi un bacio di quelli che ti si imprimono a forza nella memoria. Sensoriale, fisica, sentimentale.
Siamo perfetti alla fine.
Una sirena che canta canzoni d'altri e il capitano di una nave a vele spiegate, attraccata al porto.